da L'Inchiesta del 21/09/2016
FROSINONE - “No, qua bisogna farci un articolo eh!”. La frase che spesso Matteo Battisti ripeteva al telefono quando contattava la nostra redazione. L’appuntamento era fissato quasi sempre per inizio settimana. “Devono fare qualcosa per i Cavoni, non si può andare avanti così. Portate la macchinetta mi raccomando!” ripeteva come un mantra ogni volta, a ogni appuntamento con il taccuino e la macchinetta fotografica. Puntava il dito sulle cose che nel quartiere non andavano, sul degrado, su quelle criticità che non hanno ancora permesso alla zona di decollare. Faceva “rumore” Battisti e spesso arrivava a costringere l’amministrazione di turno a intervenire sul problema da lui sollevato. Invece in questo triste inizio settimana se ne è andato silenziosamente, senza avvertire, a 78 anni, in una stanza dell’ospedale Spaziani. Presidente del centro anziani del quartiere, la leggendaria “casetta di legno” era il suo quartier generale. Era un vero guerriero: nella sua zona si batteva quotidianamente per il miglioramento della vita di tutti. «Abbiamo perso una persona molto attiva nella difesa dei Cavoni - lo ricorda Luciano Bracaglia, di “Frosinone Bella e Brutta” - Uno dei pochi cittadini attivi in campo contro l’inciviltà e a favore del bene pubblico». Ci metteva la faccia Matteo nelle sue “battaglie”. Sempre in prima linea, con il suo completo e la cravatta impeccabile. Così come gli inconfondibili occhiali scuri. Non si risparmiava: per indicarci quella buca, quel tratto abbandonato al degrado, quel pericolo per i bambini della zona, percorreva anche chilometri in una mattinata. Era instancabile Matteo Battisti. Epica la sua battaglia dell’anno scorso contro i “pali cadenti” del quartiere. In assenza di interventi del Comune aveva chiamato i Vigili del Fuoco a verificare il rischio rappresentato dai vecchi pali dell’illuminazione pubblica della zona. Ne erano stati rimossi diversi, un paio nei pressi della scuola elementare del quartiere. Confessò anche di essere un po’ amareggiato, quando dopo la rimozione dei pali pericolosi da parte dei Vigili del Fuoco qualcuno per strada gli disse: “Batti’ ci stai a fa rimanè al buio così”. Sebbene si fosse battuto per la sicurezza dei bambini, degli studenti, dei suoi vicini di casa. Ce lo ricordiamo Matteo anche in prima fila a fianco dei lavoratori del supermercato Coop, preoccupati per il loro futuro a Frosinone. Era il suo supermercato, quello dove faceva la spesa tutti i giorni. E caparbio com’era non poteva rimanere con le mani in mano in quei giorni di difficoltà per la cassiera con cui aveva scambiato un sorriso, con il magazziniere che vedeva tutti i giorni. In definitiva Matteo Battisti non era un indifferente. Quelli di cui oggi è pieno il mondo. Era una persona innamorata del suo quartiere e della sua città. C’è un cruccio che non l’ha mai abbandonato. Lo ripeteva alla fine di ogni appuntamento con il servizio del giornale sullo stato del quartiere. Voleva veder tornare ai Cavoni quel parco giochi brutalmente rimosso nei pressi della zona della piastra. Sarebbe bello vederlo tornare al suo posto, in memoria del suo impegno costante. Magari in mezzo alla gioia dei bambini che tornano a giocare in strada potremmo toccare con mano il senso dell’impegno di chi ancora, per fortuna, continua a portare avanti eroiche battaglie quotidiane al di là del cancello di casa propria. Ciao Matteo. Alessandro Redirossi.
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Ora, mi rivolgo al sindaco della città Nicola Ottaviani e le domando se la memoria del buon Matteo non debba e possa essere rispettata sui due punti che a lui come tutti noi dei Cavoni stavano tanto a cuore:
1. la sua battaglia dell’anno scorso contro i “pali cadenti” dell'illuminazione del quartiere;
2. voleva veder tornare ai Cavoni, quel parco giochi brutalmente rimosso nei pressi della zona della piastra.
Non mi sembra che siano richieste tanto oscene che potrano spostare il bilancio dell'amministrazione in negativo... e si renderebbero 2 servigi importanti al quartiere, nel rispetto della volontà e della memoria del buon Matteo.
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