lunedì 23 luglio 2018

- Ailanto: Una specie arborea di origini cinese da combattere

Ailanto - Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
- Piante forestali

Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Simarubacee

Chiamato volgarmente albero del cielo, albero dei paradiso, albero del sole, ailanto della Cina, l'Ailanto è un albero originario delle zone temperate della Cina. Introdotto in Europa nel '700 come pianta da giardino, è sfuggito un po' ovunque, dall'Inghilterra all'Europa mediterranea. Si inselvatichisce facilmente e forma popolamenti densi che soppiantano la vegetazione indigena. Cresce ovunque anche fra le macerie e sui muri abbandonati.


Usi
Il legno di Ailanto è tenero e viene usato nell'industria cartaria; mentre l'uso come pianta ornamentale è molto limitato per l'odore sgradevole delle foglie.
Nel XIX secolo, a seguito delle disastrose epidemie del baco da seta, venne diffuso nel tentativo di ricavare la seta da un altro baco (Philosamia cynthia) che si nutre delle sue foglie. I risultati furono purtroppo deludenti a causa della scarsa adattabilità dell'insetto all'ambiente europeo. Albero rustico di grande adattabilità a diversi tipi di terreno, ha un apparato radicale invadente che serve a fissare terreni corrosi dalle acque.

Questa pianta sta prendendo piede tanto da diventare un invasore a danno dell'ecosistema ove prolifera abbondantemente provocando seri danni a ciò che la circonda o che si trova sotto la sua chioma.

Abbiamo chiesto un parere al dr. Giuseppe Sarracino esperto agronomo... 

Giuseppe,
L'Ailanto è una pianta di origini cinese che si propaga in maniera preoccupante... L'area del Cosa ne è piena... quali provvedimenti si possono prendere, visto che l'Ailanto soffoca altre piante...?

Ci ha risposto prontamente come sempre:


"La Ailantus altissima è considerata una pianta esotica ovvero una specie invasiva naturalizzata che presenta aspetti negativi ma considerato che anch’essa fornisce servizi ecosistemici, può essere tollerata in circostanze avverse ad altre piante. Non tutti sono d’accordo su questo aspetto ma credo che in alcuni casi occorre prendere in considerazioni tutte le ipotesi prima di esprimere un pensiero definitivo. Occorre aggiungere che le specie invasive causano generalmente il degrado dei servizi ecosistemici, hanno un notevole impatto sull'ambiente, minacciano la biodiversità e riducono l'abbondanza di specie in generale. D'altro canto, però, alcune di esse possono fornire servizi utili al benessere umano. Nel caso della nostra pianta essa è stata introdotta nel 18° secolo, dalla Cina per alimentare il lepidottero Samia cynthia, che avrebbe dovuto sostituire il baco da seta Bombyx mori, minacciato da varie epidemie. Da allora si è diffuso ed è ormai stabilizzato praticamente in tutto il mondo tanto che è considerata una delle peggiori specie invasive vegetali in Europa ed è anche indicato come invasiva in Nord America e in molti altri paesi. Naturalmente si conoscono di questa pianta solo gli aspetti negativi. E’ una specie dioica ovvero presenta fiori femminili e maschili su piante diverse, e le femmine producono mediamente oltre 300,000 semi all’anno. La pianta si diffonde anche per mezzo dei polloni molto aggressivi. E’ molto resistente alle avversità e si sviluppa anche in ambienti poveri. Contiene, sostanze tossiche e il contatto con le foglie e i fiori può provocare irritazioni cutanee e dermatiti allergiche. Questi sono solo alcune delle problematiche legate alla invasività della specie che, giova ricordarlo, sono enormi. Esistono alcuni aspetti positivi, ruolo ecologico che anche questa specie può esercitare; per esempio, impedisce l'erosione e fornisce ombra e posatoi per uccelli nidificanti. E per certi aspetti è una pianta in grado di soddisfare esigenze estetiche, culturali, sanitarie, igieniche, ricreative, sociali di un determinato ambiente. Negli ultimi tempi viene usata in medicina. Tornado alla domanda diretta ovvero cosa fare per liberarsene, dico che la gestione oculata di queste “infestanti”, (ad esempio selezionando gli individui maschi nel dioico ailanto, anche se, purtroppo, esistono anche, seppur rari, individui monoici) spontaneamente diffuse, potrebbe essere l’extrema ratio da contrapporre alla totale mancanza di piante, che nel nostro caso non si pone considerato che esistono tante altre piante nel luogo oggetto di intervento oppure intervenire ( indicato in letteratura) con mezzi manuali e meccanici con prodotti chimici".


Bisogna cominciarsi a preoccupare ed impedire che se trascurato nel tempo possa diventare un problema enorme all'ecosistema dove si espande???










Intanto ad Acqui, in provincia di Alessandria si sono attivati con gli studenti...

“Cacciatori di alianto” Cento studenti contro l’infestante



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Si potrebbe ipotizzare che qualche danno già si vede nel muro armato in dissesto sotto le sorgenti in Via Mola Nuova...?



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